Grafica e moda: equilibrio tra funzione ed estetica
Grafica, moda, arte: il 1900 è il luogo dove si sono trovate ad incontrarsi e a sovrapporsi, creando, di volta in volta, prodotti molto significativi per tutti questi settori. Un esempio straordinario di tale incontro lo troviamo negli abiti disegnati dai futuristi, come Balla e Depero, che disegnarono diversi capi d’abbigliamento frutto dei capisaldi di questo movimento, basati sul principio secondo cui le forme avrebbero dovuto assecondare il movimento, non limitarlo, e fossero visivamente dinamici e proiettati nel futuro proprio come i loro dipinti. Apoteosi di questa idea fu la tuta del futurista Ernesto Michahelles (in arte Thayaht), primo schizzo del 1919, creata da un pezzo unico di stoffa, dai tagli dritti, creando così la possibilità di dare un abito a tutti, senza distinzioni di sesso. Questa tuta è così rivoluzionaria che successivamente verrà ripresa dalla classe operaia di tutto il mondo, diventano un capo simbolo dei movimenti di indipendenza e ribellione. Curiosità divertente: Balla progettò una cravatta in celluloide trasparente, dotata all’interno di una lampadina che, premendo un bottone, poteva essere accesa e che lui utilizzava spesso per “accentuare” alcune cose nei suoi discorsi!
Ma non solo questo, abbiamo altri fulgidi esempi di come tutte le arti visive si compenetrino tra loro, come ad esempio l’abito simbolo degli anni ’60 di Yves Saint Laurent ispirato alle geometrie vibranti di Mondrian, che lo consacrò alla storia dell’arte, della moda e che segnò l’immagine di un’epoca. Anche oggi è così: Viktor & Rolf hanno creato una collezione haute couture molto d’impatto, coi quadri che vengono letteralmente “indossati” e che diventano opere d’arte mobili, certamente non da portare in giro quando si va’ a fare la spesa, ma assolutamente piccole perle d’arte. Altri abiti meravigliosi ispirati all’arte sono quelli creati da Galliano ispirati a Klimt, stoffe inondate di oro e geometrie applicate al corpo nel suo divenire. Tornando al lavoro di YSL col suo abito “Mondrian”, questo capo apre l’epoca alla moda in senso “moderno”, dove si abbandona la sartorialità per darsi a strutture ben più semplici e congrue alla produzione industriale, dove a farla da padrone non è più la struttura dell’abito, ma bensì la sua grafica, tant’è che vedremo dal 1960 in poi un fiorire molto rigoglioso di grafiche, pattern, geometrie, che inonderanno non solo il corpo delle persone attraverso l’abito, ma anche le pubblicità, gli oggetti d’uso comune, le tende, i parati e così via. Così nasce uno dei due grandi filoni moderni della moda di massa: quella decorativista, in contrapposizione (ma più spesso in dialogo) con quella strutturalista.
Chi oggi non ha una maglietta con una stampa particolare, con una illustrazione/grafica, o con la propria citazione preferita? Ecco, tutto questo oggi non ci sarebbe se il maestro Laurent non avesse partorito un’idea così semplice da sembrare quasi banale ma, allo stesso tempo, rivoluzionaria e che ben si lega a tutto ciò che ha a che fare con la progettazione in senso stretto, destinata non a pochi eletti, ma a tutti, che non è fatta di aggiungere il superfluo sul superfluo, ma mantenere l’essenzialità, nella linea e nelle geometrie, con una estetica assolutamente nuova. L’immagine di una figura liberata da sovrastrutture, dinamica e in continuo movimento calza a pennello per quella che era la donna nel tardo dopoguerra, che è ancora sul punto di fiorire col boom degli anni ’70, che porteranno in ogni settore fiori, colori e organicità. Quindi, la prossima volta che indossate una t-shirt stampata con una grafica vostra o di altri ricordate da dove nasce e quale sia il suo senso, così che possiate indossarle (e progettarle) al meglio! Oggi la moda com’è e come sfrutta le nuove tecnologie? Vi indirizzo a questo articolo molto interessante: La moda nell’era della tecnologia di Martina Delpopolo Carciopolo