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Il termine burnout (letteralmente bruciato, fuso) definisce la sindrome da stress lavorativo cronico di colui che vive una condizione di esaurimento fisico ed emozionale, mostra un atteggiamento distaccato e apatico verso il lavoro e nei rapporti interpersonali e sperimenta una sensazione d’inefficacia professionale con conseguente riduzione della produttività.
Sei diventato cinico o critico sul lavoro?
Ti trascini il lavoro e hai problemi ad iniziare o concludere progetti?
Sei diventato irritabile o impaziente con colleghi, clienti o committenti?
Ti manca l’energia per essere costantemente produttivo?
Trovi difficile concentrarti?
Ti manca la soddisfazione per i tuoi risultati?
Ti senti deluso dal tuo lavoro?
Le tue abitudini del sonno sono cambiate?
Sei turbato da mal di testa inspiegabili, problemi allo stomaco o altri disturbi fisici?
Se hai risposto sì a più di una di qualsiasi di queste domande, potresti soffrire stress da burnout lavorativo. Prendi in considerazione la possibilità di rallentare e parlare con uno specialista perché questi sintomi possono anche essere correlati a condizioni di salute, come la depressione.
Il burnout è una condizione di esaurimento emotivo, fisico e mentale causata da un’eccessiva pressione sul lavoro. Si manifesta con sintomi come stanchezza cronica, mancanza di motivazione e interesse, e difficoltà a concentrarsi.
Per i professionisti creativi, il burnout può essere particolarmente difficile da gestire a causa delle esigenze uniche del loro lavoro. La creatività richiede una mente fresca e motivata, ma l’eccessivo carico di lavoro, la mancanza di soddisfazione professionale e l’incertezza del successo possono portare a un esaurimento creativo.
Secondo un sondaggio di Indeed, sito dedicato alle offerte di lavoro, ha mostrato che i Millennial e la Generazione Z hanno registrato tassi più alti di questo disturbo rispetto alle altre categorie di lavoratori, il 52% degli intervistati ha dichiarato di aver sofferto di burnout negli ultimi 12 mesi.Le generazioni più giovani sono le più colpite. Il 59% dei millennials e il 58% dei ragazzi della Gen Z ha dichiarato di aver sperimentato la sindrome da burnout. Anche le generazioni più anziane non sono immuni. Tra i babyboomer, c’è stato un aumento del burnout del 7% rispetto ai livelli pre-pandemici.
Lavorare da remoto ha un impatto. Coloro che lavorano in smart working condizione solitamente normale per freelancer, hanno maggiori probabilità di dire che il burnout è peggiorato durante la pandemia rispetto a coloro che lavorano in loco.
Slide 5: Il COVID-19 ha avuto un impatto sulla relazione tra burnout e lavoro. L’80% degli intervistati ritiene che la pandemia abbia avuto un impatto, con una maggioranza del 67% che afferma che il burnout è peggiorato.
Il burnout può avere conseguenze negative non solo per la carriera ma anche e soprattutto per la vita personale di un creativo, quindi è importante prendere in considerazione i fattori che possono causarlo e imparare come prevenirlo. In questo articolo, esploreremo i fattori che contribuiscono al affaticamento mentale nei professionisti creativi e forniremo consigli pratici per evitarlo.
Notoriamente si manifesta con sensazioni di esaurimento fisico e emotivo, distacco e cinismo verso il lavoro e gli altri, e un senso di inadeguatezza e inefficienza. Questi sintomi possono essere aspecifici come nervosismo e apatia, ma anche somatici come disturbi del sonno, cefalea, disturbi cardiovascolari e sessuali e psicologici come rabbia, instabilità e isolamento, in casi più gravi si riscontra anche una forte depressione che a quel punto diventa una condizione invalidante per chi ne soffre. È importante riconoscere i segni del burnout per poter prendere provvedimenti tempestivi per gestirlo e prevenirlo.
Il Burnout non si presenta all’improvviso, ma attraversa diverse fasi. Nella prima fase, si inizia a sentire una stanchezza mentale e una mancanza di coinvolgimento nei propri compiti lavorativi. Successivamente, nella seconda fase, si sviluppa una mancanza di empatia verso il proprio lavoro e verso i colleghi. Nella terza fase finale, si può arrivare a una depressione e a una sensazione di rancore e rabbia verso il proprio lavoro e verso i colleghi. È importante notare che queste fasi non avvengono necessariamente in ordine preciso e possono manifestarsi in modi diversi da persona a persona.
Il motivo per cui finiamo in Burnout è che affrontiamo un fattore di stress uno dietro l’altro. Emily e Amelia Nagoski descrivono il ciclo di stress nel loro libro “Burnout”. In sintesi, spiegano che anche dopo che una forte causa di stress è stato risolta (ad esempio, hai consegnato un grande progetto), il tuo corpo continua a trattenere lo stress (fisico, emotivo e mentale) perché pensa che gli sia utile per “continuare a produrre a manetta”, infatti a basse dosi lo stress ci aiuta ad essere più produttivi. Per allontanarsi dal burnout, è necessario elaborare lo stress, o come lo chiamano loro – completare il ciclo. In questo modo, recuperi la tua energia e sei in grado di affrontare meglio il prossimo fattore di stress quando arriva, ma solitamente questi tempi di recupero sono minimi se non inesistenti, e quindi il ciclo del burnot ricomincia da capo. Avevamo già affrontato l’argomento di questo quando parlammo di ciclo creativo sul magazine spirnt 24
Una delle principali cause del affaticamento mentale è l’eccessivo carico di lavoro e la mancanza di equilibrio tra lavoro e vita privata, molti designer, soprattutto i giovani (e non) freelancer lavorano per 12 o più ore al giorno e questo è ovviamente estenuante, e come prevedibile a lungo andare ha un costo da pagare. Inoltre, anche quando non sono davanti al tavolo di progettazione o davanti al pc, insomma diciamo quando non sono formalmente al lavoro, i designer continuano a pensare ai loro progetti, è la naturale condizione di chi è un creativo; ricercare l’ispirazione nelle cose di tutti i giorni. Necessario cosi come abbiamo un momento dedicato per magiare o dormire quello da dedicare al lavoro creando dei comparti stagni tra queste fasi. Creare delle rutine tra tempo di essere creativo e tempo da riposo ci da maggiore sprint.
Citando una polemica di poco tempo fa: “Tutti vorremmo trovare il lavoro dei nostri sogni” ma come ben sappiamo soprattutto nel nostro campo è importante trovare lavori pagati bene piuttosto che lavori belli da fare, l’importante ò farlo con il giusto equilibrio.
Lavorare su progetti che non si amano può contribuire fortemente al burnout: Lavorare su progetti monotoni e ripetitivi può portare a una sensazione di noia e a una carenza di motivazione, la sensazione predominate e quella di sentirsi come un criceto in una ruota. In questi casi, è importante trovare modi per introdurre varietà nei progetti, ad esempio se si lavora per un azienda l’ideale sarebbe prendere in carico progetti freelance o chiedere di lavorare o collaborare su progetti diversi all’interno dell’azienda in maniera ciclica. Può sembrare un controsenso ma avere dei compiti diversi che ci distraggano da un diverso task ha un effetto di “defusing” sul nostro ciclo di stress, anche se per l’appunto andiamo a rimpiazzarlo con altro nuovo stress, ma questo ha un effetto di disarmo mentalmente, il che ci aiuta a scaricare più velocemente lo stress accumulato.
Un’altra causa molto comune del affaticamento è l’eccessivo focus sul lavoro, i designer infatti si sentono sopraffatti dalle richieste del lavoro e dalla necessità di essere sempre “accesi” e pronti a lavorare a tavoletta su i progetti. In questi casi, è importante imparare a stabilire confini sani tra il lavoro e il tempo libero e a chiedere aiuto quando ci si sente sopraffatti, dividere il lavoro o delegare parti dello stesso è una soluzione valida. Ricordate che per il vostro bene é necessario imparare a mettere il tasto su “off” anche solo il tempo di una birra o un film al cinema e far riposare i motori.
Infine, la mancanza di ispirazione può anche contribuire al burnout: la creatività è una risorsa limitata e l’esaurimento di questa risorsa può portare a una mancanza di motivazione e a una sensazione di stallo nella carriera. In questi casi, è importante trovare modi per rinnovare la propria ispirazione, partecipare ad eventi, fare networking, conoscere gente diversa o semplicemente sottoporsi a stimoli totalmente nuovi può essere la mossa efficace che vi serve per ricaricavi di idee. Il senso di ricarica che si ha quando si partecipa ad eventi creativi è impagabile ve lo assicuro!
in breve se volassimo fare una lista su Come evitare il burnout
- Gestire il carico di lavoro
- impostare degli obiettivi realistici;
- dormire a sufficienza;
- Costruire confini tra lavoro e vita privata
- Lavorare in sprint e in intervalli di tempo
- Trovare il proprio momento migliore per lavorare
- Prendersi cura di sé e trovare il tempo per ricaricare le batterie
- Imparare a dire di no a progetti o clienti che non si sentono a proprio agio
- Cercare feedback e supporto dai colleghi e dai superiori
- creare un ambiente di lavoro più a misura di se
- fare esercizio fisico
e importante prendere coscienza che nessuno di noi e immune dal burnout; L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha incluso il burnout nell’undicesima revisione della International Classification of Diseases (ICD-11) come un fenomeno legato allo stress lavorativo. Tuttavia, l’OMS sottolinea che il burnout non è classificato come una condizione medica e che si riferisce esclusivamente ai fenomeni rilevabili in ambiente lavorativo e non può essere applicato ad altri ambiti della vita. L’OMS ha anche fornito delle linee guida per la diagnosi, che dovrebbe basarsi su sintomi come affaticamento, disinteresse per il lavoro e diminuzione dell’efficacia professionale, e che dovrebbe iniziare con l’esclusione di malattie e altre sindromi con una manifestazione simile. Non ci sono indicazioni precise per quanto riguarda le possibili cure, ma si raccomanda di ricorrere a un adeguato supporto psicologico o psicoterapeutico. Questo non è il primo riconoscimento ufficiale della sindrome, ma l’OMS ha ora fornito una definizione più dettagliata e la possibilità di diagnosticarla.
Come gestire il burnout se si è già manifestato
Se si riconoscono i segni del burnout, è importante prendersi una pausa, so che per molti di noi questo sembra difficile se non quasi impossibile, impensabile quasi prendersi una vacanza, ridurre il carico di lavoro, ma è importante capire che più si lavora nella condizione di burnout più questa si prolunga cosi come si allungano i tempi di recupero.
In primo luogo, è importante rivedere le proprie priorità e migliorare il proprio stile di vita per evitare di finire nuovamente in una situazione di affaticamento mentale. Ciò potrebbe significare imparare a gestire lo stress e le emozioni negative attraverso tecniche di rilassamento come la meditazione o lo yoga, o trovando un hobby che aiuti a distrarsi e ricaricare le batterie.
In secondo luogo, è importante cercare supporto professionale se necessario. Questo potrebbe significare parlare con un consulente o un terapeuta per lavorare sui propri problemi di stress e aiutare a gestire le emozioni negative. Inoltre, può essere utile parlare con un medico per valutare se ci sono problemi di salute fisica che possono contribuire al burnout e che necessitano di trattamento. Per esperienza personale posso condividere con voi che molto aiuto sono riuscito ad averlo proprio attraverso servizi di psicologi online, a oggi ne esistono di diversi e i prezzi sono per lo più irrisori, ma ovviamente scegliete secondo il vostro criterio. consiglio assolutamente l’aiuto di un professionista quando oltre al burnout si affacciano sintomi la stanchezza cronica, la mancanza di motivazione, la depressione e l’ansia.
Infine, è importante cercare supporto dai colleghi e dai superiori. Spesso, le persone che hanno vissuto il burnout trovano conforto nel condividere le proprie esperienze con altri e ricevere consigli e supporto dai propri colleghi e superiori. Questo può aiutare a sentirsi meno soli e gestire lo stress e le emozioni negative: il burnout è spesso causato da emozioni negative non gestite o da rancori non elaborati.
In conclusione, il burnout è un fenomeno che può colpire chiunque, ma i professionisti creativi sono particolarmente vulnerabili a causa della natura del loro lavoro. È importante che i designer e altri professionisti creativi imparino a riconoscere i segni premonitori del burnout e adottino misure per prevenirlo e gestirlo sia quello proprio che quello dei colleghi; è ormai chiaro che la nostra salute mentale è la risorsa più importante nel nostro campo, perché per poter creare deve esserci un equilibrio mentale e fisico, è importante prendersi cura di noi stessi per poter continuare a creare e a produrre contenuti di qualità e soddisfacenti per noi stessi e per i nostri clienti.
Non esiste una percentuale precisa di suicidi attribuita al burnout, poiché il fenomeno è spesso associato ad altri fattori come problemi psicologici o sociali, e può essere difficile da identificare e confermare come causa principale.
Tuttavia, la ricerca conferma che il burnout può aumentare il rischio di ideazione suicidaria tra i professionisti esposte a elevati livelli di stress e sovraccarico lavorativo.
Il burnout è un male generazionale che sta diventando sempre più comune tra i lavoratori di oggi. Con l’aumento della pressione sulle prestazioni e l’ossessione per il successo, sempre più persone stanno vivendo un esaurimento emotivo, fisico e mentale a causa del loro lavoro. Non è più sostenibile un mercato del lavoro basato solo ed esclusivamente sul guadagno, ma è necessario ripensare a un sistema che prevenga l’eccessivo affaticamento mentale dei lavoratori. È importante creare ambienti di lavoro sani e sostenibili che tengono conto del benessere sociale e mentale dei dipendenti. In questo modo, possiamo prevenire il burnout e garantire una carriera sana e soddisfacente per tutti.
RIFERIMENTI NORMATIVI
• Con il D.Lgs. 81/2008 “Attuazione dell’art. 1 della Legge 3 agosto 2007 n. 123 in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro”, il datore di lavoro ha l’obbligo esplicito di valutare tutti i rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori, compresi rischi “particolari” quali quelli inerenti allo stress lavoro-correlato (art.28). Ciò è in linea con l’Accordo quadro europeo sullo stress lavoro-correlato dell’8 ottobre 2004, recepito come
Accordo interconfederale nel giugno 2008 e inserito nel suddetto decreto.
Libri sul burnout
La sindrome di burnout è una problematica molto presente nella società contemporanea. Per approfondirne alcuni aspetti, vi suggeriamo alcuni libri:
- “La sindrome del burn-out”, C. Cherniss, Centro Scientifico Torinese;
- “Burn-out, mobbing e malattie da stress. Il rischio psico-sociale e lo stress lavoro-correlato”, F. Pellegrino, G. Esposito, Positive Press;
- “Burnout e organizzazione. Modificare i fattori strutturali della demotivazione al lavoro”, C. Maslach, M. P. Leiter, Erickson
Ecco alcuni link che ho consultato durante la stesura di questo articolo e che può essere di aiuto anche per voi:
https://www.unobravo.com/post/stress-lavoro-correlato-il-burnout
https://www.startupbusiness.it/cose-la-sindrome-da-burnout-che-colpisce-gli-startupper/101640/
https://www.my-personaltrainer.it/salute/burnout.html
https://www.inail.it/cs/internet/docs/allegato_burnout_e_insegnamento.pdf