“- Brutto.
– Io avrei spostato il testo più in là..
– Al tuo posto avrei evitato di utilizzare quel font.
– Avresti potuto mettere, togliere, girare..
– Non hai fatto lo Ied? AHAHAHA ritirati.”
Rendere pubblico un lavoro o condividere esperienze lavorative sui social oggi è un atto di puro masochismo e allo stesso tempo estremamente coraggioso.
Non c’è più spazio per il ragazzino alle prime armi, l’appassionato o il professionista in cerca di confronto. Oggi si riduce tutto ad una critica distruttiva e devastante, fine a sé stessa, quasi sempre per il semplice gusto (sterile) di giudicare.
Un atteggiamento triste e becero che si diffonde a macchia d’olio e logora un ambiente che ormai resta “creativo” solo nel nome.
Dov’è finita la sregolatezza? Dove il genio? Dove il pensare fuori dagli schemi? O il less il more?
Ecco, meno sarebbe meglio.
Non solo nel design degli elementi ma anche nell’ipocrisia della quale ci vestiamo quando saliamo su quel piedistallo autoprodotto e quasi sempre frutto di invidia.
Divisioni, astio e grigiume tipici di un ambiente svuotato di senso e indegno di essere definito CREATIVO.
Professionisti?
Ma fatemi il piacere!
Non c’è esperienza o plenaria maestria che regga vicino a tanta arroganza.
Mentori di ogni dove rabbrividirebbero, mai avrebbero portato la creatività a fuggire dalle nostre menti, per lasciar spazio a cosa? IL VUOTO.
Assenza di contenuti, privazione di cultura e negazione di criterio.
La creatività non vi merita.
Non merita i vostri complessi di inferiorità.
Datele rispetto, onoratela studiandone le peculiarità e divertitevi a sprigionarla con forma e colore.
Siate uniti e rispettosi con i vostri colleghi, potrebbero essere la vostra spalla o peggio, il vostro capo a cui il vostro lavoro non piace abbastanza perché semplicemente “brutto“.
Datevi una seconda possibilità.
Rinascete dalle vostre ceneri d’invidia e regalatevi la gioia della CREATIVITÀ, unica vera musa.