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17a Biennale Internazionale di Architettura – Venezia
Venezia è cultura, arte, movimento, storia: le si percepiscono ad ogni passo, attraverso ogni pietra della città.
Quest’ultimo anno ha segnato un periodo di pausa e riflessione per l’intera comunità, in cui è stato chiesto un grande sacrificio collettivo, ma ha donato ottimi spunti per ripartire con una nuova linfa vitale: ne ha giovato a La Biennale di Venezia, che sfrutta questi dodici mesi per affinare il suo tiro e decide di ripartire come macro evento contenitore che spera di rilanciare la cultura nel mondo, ponendosi come esempio in una fase che ne sente un bisogno viscerale. Come vivremo, quindi? Qual è il nostro ruolo individuale e collettivo in un mondo che ha subito dei cambiamenti radicali, nella società, usi e costumi?
L’immagine coordinata
La città si riempie di un simposio di manifesti colorati, riaprono i palazzi: finalmente si torna a respirare. Iniziamo da subito a notare un coordinato grafico in grado di attrarci, catturando l’osservatore.
Spinti dalla curiosità, decidiamo di approfondire.
Il curatore, architetto, docente e ricercatore Hashim Sarkis, collabora a stretto contato con lo studio grafico Omnivore: tre incantevoli ragazze madre asioamericane, con base a New York, Portland e Los Angeles, cofondatrici dell’agenzia, a lavoro dal 2002. https://omnivorous.org/
Omnivore non si è fermata ad una semplice identità per l’evento: preferisce creare un sistema di comunicazione, basato su un linguaggio modulare fatto di immagini artistiche intercambiabili, con significati precisi.
Cinque concetti fondamentali, umani ed inclusivi, opere che danzano fra loro in un gioco d’incastri ottenuto con maschere di ritaglio.
Ce ne parlano Paolo e Federico dello studio grafico e laboratorio di serigrafia artigianale Smallcaps, in campo Santa Margherita a Venezia, a cui è stato affidato il compito di interpretare il sistema grafico e creare tutte le stampe per l’evento. http://www.smallcaps.it/
Omnivore sceglie due famiglie di caratteri graziati, Empirica ed Americana, modificandone i glifi, allungando ed unendo le aste, giocando con gli allineamenti, fino a creare intestazioni e logotipi modulari, plasmabili in differenti formati.
La location, i padiglioni, le mostre
L’esposizione principale occupa le tese dell’arsenale ed i giardini di Venezia, coinvolgendo oltre 90 nazioni, studi di architettura e design di tutto il mondo, collaborazioni ed interventi dei più rinomati artisti, oltre a diffondersi capillarmente in tutto il centro storico dentro a svariati palazzi, che ospitano le mostre collaterali, altrettanto interessanti, gratuite per i visitatori. Orientarsi all’interno di un evento di questa portata può richiedere oltre ad una settimana. Volendo approfondire, ci si potrebbe passare l’estate.
Vi proponiamo dunque una selezione affinata dei padiglioni che ci hanno convinto maggiormente o che hanno rapito la nostra vista nel “pugno” di pochi attimi.
Graficamente parlando, spicca per il suo minimalismo, essenziale e geometricamente puro, il padiglione Olanda, che propone un coordinato grafico dal formato decisamente insolito, su una carta metallizzata e stampa con pantoni neon fluorescenti.
Mentre il padiglione Egitto ci propone un gioco di installazioni bianco-nere, che fa da cornice a delle serigrafie e stencil figurativi.
Non manca chiaramente la scultura, al contrario ci viene proposta direttamente all’entrata delle tese, con delle opere in tecnica mista: bronzi, smalti, pitture decorative, intagli, interventi multimediali con audio e video. In foto le opere di Azra Aksamaija e Giulia Foscari (UNLESS).
Architettura
Trattandosi di una edizione dedicata all’architettura, per i professionisti del settore, o semplici amanti, le installazioni vantano nomi di spicco come Zaha Hadid, Monad, Foster ed i più rinomati studi: si trovano sparse durante l’intero tragitto, spaccando di netto il filo conduttore tematico, riposando la vista con opere uniche. Ve ne proponiamo alcune fra le più accattivanti, fronte le quali era impossibile non sostare.
Zaha Hadid Architects: https://www.zaha-hadid.com/
Achim Menges and Jan Knippers: http://www.achimmenges.net/
Passato e futuro: una riflessione personale
Frequento e lavoro per la biennale dall’inizio della mia carriera di progettista ed ho avuto occasione di conoscere nell’intimo molti degli artisti partecipanti, organizzatori, curatori e tecnici di settore.
Nel 2017 in mio coetaneo e compagno di classe Giorgio Andreotta Calò ebbe l’onore di esporre nel nuovo padiglione Italia, per l’evento Viva Arte Viva, Biennale d’Arte.
La sua installazione creò un dibattito costruttivo e destò l’attenzione dell’intera comunità, sia locale, sia mondiale. L’opera – Senza Titolo (La Fine del Mondo) – si trovava sospesa nell’aria, in un primo piano creato appositamente per l’evento. Un’immenso pavimento d’acqua giaceva nell’ombra circondato da specchi, creando un piacevole senso spazio-temporale d’infinita quiete. Venni immediatamente rapito da quella che in seguito fu definita una delle opere cardine della mostra. L’acqua è il nostro elemento madre, colei che ci culla fin dall’infanzia, che ci avvolge, riflette il sole che offre il suo nutrimento. Ma il timido posizionamento nel buio assoluto poteva rappresentare anche la fine di un concetto unitario, quello che fu il filo conduttore della scorsa biennale: la vita.
Sono ripassato, a distanza di quattro anni, nello stesso padiglione, per vedere un’opera nata dalla collaborazione dei miei stimati amici Alessandro Melis ed Eric Goldemberg. Il nuovo tema non tratta più la vita, ma il suo suo futuro, quali le incertezze, quali i nostri compiti. Mi son trovato dinnanzi ad una visione post apocalittica, in chiave Gigeriana, dove il precedente elemento materno di acqua e terra adesso si ritrova rinchiuso in due bolle di vetro, – quasi fossero esseri in vetrina, destinati all’estinzione – nutrito d’ossigeno attraverso una scultura di tubi antropomorfa, che ci catapulta in Matrix; a somma di tutto, il capo della madre è una luce artificiale che forma una mezza luna. Uno spunto riflessivo ci arriva esattamente dal nome proposto dal padiglione: comunità resilienti. Ne scaturisce un dubbio legittimo. La domanda da porsi non è come vivremo, ma come sopravvivremo.
Alessandro Melis: https://www.heliopolis21.it
Eric Goldemberg: https://www.monadstudio.com/
Giorgio Andreotta – Senza Titolo (La Fine del Mondo), Padiglione Italia 2017
Alessandro Melis & Eric Goldemberg – Comunità resilienti, Padiglione Italia 2021
Eventi collaterali
Ne trovate sparsi lungo tutta Venezia. Una zona decisamente da non perdere corre tutto la dorsale del canale della Giudecca, dalle Zattere fino alla Punta della Salute, passando per la Fondazione Vedova, i Magazzini del Sale ed il museo di arte moderna di Francois Pinault. A differenza dell’arsenale ed i giardini, le mostre collaterali sono completamente gratuite.
Vedova accendi la luce – PH Vittorio Pavan Venezia – 006 https://www.fondazionevedova.org/
Ospitalità, raccomandazioni
L’estate sarà lunga a Venezia. Ci troverete sempre a disposizione per accogliervi al meglio, aggiornati riguardo mostre ed eventi di settore, evitando il flusso turistico di massa. Per un caffè, uno spritz o due semplici chiacchiere fra colleghi, mi trovate in studio qui in centro storico. Credo che molti di voi già mi conoscessero, o in caso scrivete pure a marconatolli@gmail.com.
Per una visita più specifica, la nostra amica e consulente turistica Giora è a disposizione per ogni tipo di informazione, booking di barche a motore, ristoranti, corsi, biglietti e quant’altro. La trovate su taxivenezia.com
Un saluto a tutti. Marco.
Crediti
Foto di Marco Natolli, Andrea Avezzù, Vittorio Pavan
Per cortesia: La Biennale di Venezia