Voglio pertanto inaugurare con questo articolo, una sezione dedicata alla storia dei più eccezionali ed unici fonts che hanno letteralmente “scritto” e fatto la storia della tipografia e dell’editoria di tutti i tempi.
Oggi vi parlerò del Signor Bodoni.
Vi sarà certamente capitato andando in giro per la città ducale di Parma, di vedere dappertutto, e dico dappertutto, questo carattere: segnaletiche, pubblicazioni, cartelloni pubblicitari, nomi delle strade, insegne di attività e così via…una vera e propria overdose di stile, pulizia e rigore grafico. Ma non tutti sanno come la storia di questa bella città, finì per legarsi a quella di uno dei più grandi stampatori italiani di tutti i secoli.
Era il lontano XVIII secolo, quando l’allora duca di Parma Ferdinando, nominò Giovanni Battista Bodoni (Salluzzo 16 febbraio 1740 – Parma, 29 novembre 1813) responsabile e direttore della Tipografia Reale.
Giambattista (per gli amici) era stato iniziato all’arte delle tipografia e della stampa dal padre stampatore fin dalla tenera età. L’adolescenza lo vide spesso a Roma presso la tipografia della Congregazione per la Propagazione della Fede, per la quale lavorava. Dopo il suicidio del suo maestro, che dirigeva quest’ultima, egli decise di voler andare alla ricerca di fortuna in Inghilterra. Recatosi quindi a Salluzzo per salutare i suoi cari, caso volle, che colpito dalla sifilide dovette rinunciare all’idea di partire. E sarà proprio questa malattia per certi versi, la sua più grande fortuna! Una volta rimessosi in forze, il duca di Parma gli affidò infatti la gestione della Tipografia Reale della città.
Inizia per lui il periodo di massima produzione. Vengono realizzate raffinate ed eleganti edizioni di classici come ad esempio l’incredibile Oratio Dominica (1806), opera eccezionale che racchiudeva la traduzione in 155 lingue della preghiera “Padre nostro“.
Il successo delle pubblicazioni bodoniane fu principalmente legato alla qualità e all’altissimo livello di professionalità di ogni opera. Architetture perfette della tipografia, dell’armonia compositiva e dell’equilibrio. Giambattista personalmente curò nel dettaglio ogni pubblicazione scegliendo e mescolando gli inchiostri, progettando e realizzando eleganti pagine sulle migliori carte dell’epoca, e persino occupandosi dell’accurata rilegatura.
Nel 1798 quest’uomo di grande intelletto e capacità dettò inoltre le basi per la creazione dei “caratteri moderni”, progettando e realizzando l’omonimo font Bodoni. Un carattere destinato a rivoluzionare la comunità tipografica a causa del suo evidente contrasto tra le linee spesse e sottili, differenziandosi nettamente dai cosiddetti tipi “oldstyle” o rinascimentali. Ciò che rende estremamente interessante questo font, sono a parer mio, proprio le sue grazie. Sottili ed eleganti, rafforzano l’enfasi dei tratti verticali ottenendo un evidente altissimo e rigoroso livello di pulizia.
L’espressione massima dell’opera di questo grande tipografo è ammirabile nel suo prezioso “Manuale tipografico”, pubblicato postumo dopo la sua morte dalla moglie nel 1813. Una raccolta di più di 600 incisioni, ornamenti, caratteri latini ed esotici e vignette personalmente realizzate dallo stesso.
Un testamento tipografico senza pari, modello tutt’oggi di stile e abilità.
Potete ammirare i tesori dell’operato di questo uomo eccezionale tutt’oggi presso il Museo Bodoniano di Parma, all’interno del quale sono custoditi
– un migliaio di edizioni bodoniane, alcune uniche e rarissime (in seta e pergamena), che costituiscono una delle più ricche collezioni al mondo;
– il carteggio costituito da circa 12.000 lettere;
– documenti, miscellanee di prove e di saggi tipografici, specimen delle più note fonderie straniere e italiane, fogli volanti in carta e pergamena;
– lo straordinario corredo di punzoni, matrici ed attrezzi della stamperia Bodoni (forme per la fusione dei caratteri, lime, pialle, cucchiaini, etc..) per un totale di circa 80.000 pezzi;
– un torchio tipografico, fedele ricostruzione di quello usato dal tipografo saluzzese.
E per chiunque fosse interessato, ecco il link diretto del museo: