ascolta l'articolo!
|
Mentre alcuni parlano dell’apertura del vaso di Pandora, ritengo che sia più appropriato definire questa situazione come il “segreto di Pulcinella” finalmente venuto a galla. Purtroppo, il diffondersi del sessismo e dei comportamenti tossici all’interno delle agenzie non è una novità. Si tratta di una triste e nota realtà, un’oscura dimensione caratterizzata da molestie sessuali che hanno coinvolto numerose donne. Proprio in queste ore attraverso diverse fonti e testimonianze, emerge un quadro sconcertante di un ambiente di lavoro tossico e discriminatorio, in cui le donne sono costrette a subire violenze verbali, fisiche e umiliazioni. Mentre si tiene l’evento dei Leoni di Cannes, sui social sta prendendo piede un movimento simile al #MeToo, portando alla luce un problema che richiede con urgenza una soluzione. Non è neppure la prima volta che se ne parla, infatti, già dal 2019 erano state fatte gravi segnalazioni di abusi e mobbing in alcuni grandi studi.
L’ambiente di lavoro tossico nel settore della comunicazione: Secondo un sondaggio condotto dalla Fondazione Libellula, almeno una donna su due nel settore della comunicazione è stata vittima di molestie. Non si tratta di un fenomeno isolato, ma di un problema diffuso in numerose agenzie creative. Le molestie verbali, gli insulti e le allusioni sessuali fanno parte della quotidianità, creando un clima di paura, disagio e umiliazione per le donne impiegate in tali ambienti.
Le testimonianze raccapriccianti: Una delle donne coraggiose ad aver denunciato queste ingiustizie è Tania (@taniume), una copywriter che ha deciso di condividere la sua storia su Instagram. In pochi giorni, ha ricevuto centinaia di testimonianze simili alla sua, provenienti da ragazze di diverse età. Le storie raccontano episodi allarmanti, come chat misogine tra colleghi che oggettivano le donne, file Excel con valutazioni del corpo femminile e proposte sessuali da parte di superiori e direttori creativi rivolte alle giovani stagiste. Ciò dimostra che il problema non si limita a una singola agenzia, ma riguarda molte realtà nel settore della comunicazione.
Visualizza questo post su Instagram
Uno degli aspetti più inquietanti che emergono dalle recenti testimonianze riguarda la cosiddetta “Chat degli 80”. Si tratta di una chat di soli uomini, presente in un agenzie creativa, in cui si scambiavano messaggi sessisti e denigratori nei confronti delle colleghe. Questa chat rappresenta un vero e proprio microcosmo di misoginia e volgarità, in cui le donne venivano oggettificate e ridotte a oggetti sessuali. I messaggi insultanti, le allusioni oscene e i commenti denigratori costituivano una pratica comune tra gli uomini che vi partecipavano. Ciò che rende ancora più allarmante questa situazione è che la chat era spesso frequentata da manager e figure di potere all’interno delle agenzie, coloro che avrebbero dovuto garantire un ambiente di lavoro sicuro e rispettoso. La “Chat degli 80” rappresenta un esempio lampante di come il sessismo e la discriminazione di genere possano essere perpetuati all’interno delle agenzie creative, creando un ambiente tossico e dannoso per le donne. È importante sottolineare che questa chat è solo la punta dell’iceberg e che molte altre forme di molestie e discriminazioni sono state riportate da varie fonti. La sua scoperta ha scosso profondamente l’industria della comunicazione, portando alla luce un problema endemico che richiede un intervento deciso e sistematico per garantire un cambiamento reale e una cultura del lavoro più inclusiva e rispettosa.
Ora bisogna capire se è ancora praticabile la via legale.
Nel mentre che ne dite se troviamo i responsabili della chat odiosa di cui si parla (quella interna a un’agenzia e dedicata a insulti sessisti e sfoghi verbali alle soglie dello stupro, rivolti alle donne)? (segue) pic.twitter.com/6io5hQpecs— Suzukimaruti (@suzukimaruti) June 11, 2023
Un’altra importante testimonianza che ha contribuito a mettere in luce l’ampia diffusione di comportamenti indecorosi nel mondo della comunicazione è emersa durante un’intervista di Monica Rossi a Massimo Guastini. In questa intervista, Massimo Guastini, noto professionista nel settore della comunicazione, ha rivelato come alcune figure di spicco del settore si siano approfittate della propria posizione per perpetrare comportamenti inappropriati e offensivi nei confronti delle donne.
Guastini ha denunciato l’esistenza di un sistema di potere consolidato, in cui figure di rilievo utilizzano il loro status per vessare e umiliare le donne, creando un ambiente di lavoro tossico e discriminatorio. Ha evidenziato come alcune di queste persone siano considerate dei veri e propri “intoccabili” all’interno dell’industria della comunicazione, grazie alla loro notorietà e influenza. Ciò ha reso estremamente difficile per le vittime denunciare tali comportamenti e ottenere giustizia.
Da anni Massimo Guastini attraverso i suoi social si batte per portare alla luce il problema, mettendo in evidenza il fatto che il sessismo e le molestie sessuali sono radicati anche tra le figure di spicco del settore della comunicazione. Questa testimonianza ha contribuito a scuotere l’opinione pubblica e a sollevare una serie di interrogativi sulle dinamiche di potere all’interno di questa industria.
Le testimonianze di queste donne lasciano un senso di nausea e indignazione. È evidente che il settore della comunicazione, così come molti altri, deve affrontare seriamente il problema delle molestie sessuali e dell’ambiente di lavoro tossico. È necessario agire immediatamente per garantire che situazioni pericolose e traumatiche come queste non si ripetano mai più. Le battute sessiste, le risatine e le allusioni non possono essere più tollerate, e l’industria della comunicazione deve assumersi la responsabilità di creare un ambiente di lavoro sicuro, rispettoso e inclusivo per tutti i suoi dipendenti.
Le conseguenze per le vittime sono profonde e durature. Molte donne hanno subito ferite emotive e umiliazioni che ancora oggi li tormentano. Alcune sono state costrette a cambiare completamente settore per sfuggire a questa realtà, mentre altre si sono trovate ad affrontare minacce di sabotaggio alla loro carriera se avessero denunciato. È cruciale sostenere e dare voce a queste vittime coraggiose, così come riconoscere che nessuna di loro ha colpa alcuna per ciò che ha subito.
si leggono di testimonianze di donne spiate dal buco della serratura del bagno a veri e propri aggressioni fisiche con tanto di mani al collo a violenza verbale con allusioni sessuali, a dimostrazione di veri deliri di onnipotenza patologica.
Oltre alle molestie sessuali, le donne affrontano anche un divario di genere significativo nel contesto lavorativo. Mentre gli uomini occupano posizioni di potere e carriera, le donne sono spesso confinate in ruoli minori con scarse prospettive di crescita. La maternità continua ad essere un motivo di freno per la carriera femminile, con il 65% delle donne che afferma di aver subito allusioni e commenti negativi in merito. Ciò crea un ambiente in cui le molestie e la sessualizzazione delle colleghe diventano strumenti di controllo e discriminazione.
È importante che le agenzie creative, i dirigenti e i responsabili delle risorse umane si impegnino attivamente a combattere le molestie sessuali e a promuovere un ambiente di lavoro equo e sicuro.
sembra assurdo ma è necessario ricordare a tutte le donne nel 2023 che ogni atto di violenza deve essere denunciato e punito. È necessario implementare politiche aziendali chiare contro le molestie, fornire formazione sul rispetto e l’uguaglianza di genere, e creare canali di segnalazione sicuri e confidenziali per le vittime.
è fondamentale coinvolgere l’intera industria della comunicazione in un dialogo aperto sul tema, promuovendo una cultura di cambiamento e responsabilità condivisa. Sono necessari sforzi congiunti da parte delle agenzie, delle associazioni professionali, dei clienti e dei media per porre fine a questo comportamento inaccettabile e creare un ambiente di lavoro più sano e inclusivo.È giunto il momento di agire, di porre fine a queste ingiustizie e di creare un futuro in cui tutte le persone possano lavorare in un ambiente rispettoso, sicuro e privo di discriminazioni di genere. Solo attraverso un impegno collettivo e una consapevolezza diffusa possiamo sperare di cambiare radicalmente questa situazione e creare un settore della comunicazione migliore per tutti.