C’era una volta il cromoluminarismo, oggi c’è Nick Smith che fa del Pantone Swath una nuova forma d’arte.
C’era una volta il cromoluminarismo. Corrente pittorica nata sul finire dell’800, che apre le porte a quelle che saranno le tendenze del neo-impressionismo. La tecnica pittorica prevedeva piccole pennellate, regolari e ordinate, poste le une accanto alle altre, dove personaggi, forme e paesaggi nascevano dal contrasto di colori puri, giocando sull’opposizione di luci e ombre. L’artista, infatti, si asteneva dal mescolare i colori sulla tavolozza e rinunciava all’utilizzo delle sfumature, in modo che fosse direttamente l’occhio dello spettatore a compiere la “mescolanza ottica” per ricreare un colore nuovo.
Oggi le opere di Nick Smith, visual artist and designer anglosassone, sembrano procedere sulla stessa linea. Tasselli di colore che riprendono le forme della campionatura Pantone sono abbinati per creare un’immagine. La scelta della tecnica del “Pantone swatches” lascia proprio trasparire la sua formazione da designer. Due sono state le mostre realizzate dall’artista alla Lawrence Alkin Gallery di Londra. La prima nel Gennaio del 2015: Psycolourgy, dedicata alla reinterpretazione e destrutturazione di alcuni capolavori dell’arte, passando dalla Gioconda di Leonardo all’autoritratto di Van Gogh. La seconda, esposta lo scorso Aprile, si allontana dalla scelta fatta in precedenza (ovvero dal riutilizzo di immagini create da altri) per realizzare una collezione ispirata al romanzo erotico e al tema dell’amore illecito: Paramour.
In entrambe le collezioni le immagini sono decostruite, mostrano un aspetto pixellato e l’attenzione cade principalmente sull’utilizzo del colore puro: è la mente dello spettatore che, lavorando per associazione, rimanda l’insieme dei tasselli ad una figura riconoscibile e familiare. Lo stesso Nick parla di come il progetto sia nato dall’osservazione delle immagini in via di caricamento su internet, appena percettibili dall’occhio per la disomogenea strutturazione in pixel. Ma non è solo il colore il protagonista delle opere di Nick Smith. Ad ogni singolo tassello è infatti ricollegata una parola. Nella prima mostra ogni gruppo di nuance ha il compito di evocare un sentimento o messaggio. In Paramour, invece, le opere sono associate a testi tratti da opere di grandi scrittori inglesi che raccontano storie d’amore proibito come: Shakespeare, DH Lawrence, John Cleland, Sarah Walters.
In una delle interviste rilasciate alla stessa Lawrence Alkin Gallery, Nick Smith afferma che in una futura cronologia artistica gli piacerebbe che le proprie opere seguissero quelle dei grandi artisti neo-impressionisti, per l’analogia di stile. Per me il collegamento è stato immediato e spontaneo, e non credo lo sia solo per me quindi, se al momento il suo lavoro non si trova tra le pagine di un manuale di storia dell’arte, ho comunque arbitrariamente deciso di inserirlo tra quelle di questo blog!