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Il font usato nel logo del nuovo ristorante di Cracco? È custom type di Federico Landini, designer specializzato in branding e tipografia.

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Il nuovo ristorante di Carlo Cracco, aperto di recente a Milano all’interno della Galleria Vittorio Emanuele II, ha fatto molto scalpore. Un’attività strutturata su 5 piani in cui oltre al famoso ristorante è presente anche un’enoteca, una sala congressi e un bar pasticceria posizionato al piano terra. Il locale ed è diventato subito meta di turisti, appassionati di cucina, curiosi e giornalisti.

Sicuramente, una cosa che in molti hanno notato è l’insegna in oro su sfondo nero che svetta sopra ognuna delle tre porte presenti sulla facciata. Agli smanettoni di lettering e comunicazione come me, non è sfuggita un’eleganza ed uno studio del disegno del logo raffigurato in quelle insegne.

In rete sono apparsi alcuni post di grafici e appassionati che si chiedevano “qual è il font del logotipo del nuovo ristorante di Carlo Cracco?“ e ieri ho avuto la non brillantissima idea di taggare Federico Landini, type & brand designer di Pistoia, attestandogli, sempre nel commento, la paternità del lettering, col risultato di vedere Federico sommerso da una valanga di richieste di amicizia su facebook.

Vista l’attenzione suscitata da questo progetto, ho avuto il piacere di chiacchierare un po’ con lui questo pomeriggio, e ho voluto approfondire, per voi di Roba da GRAFICI.NET alcuni degli argomenti interessanti per un graphic designer.

Federico, qual è stato il tuo percorso? Come sei arrivato oggi ad essere il type designer del logo di uno dei ristoranti italiani più discussi del momento?

Ho seguito un percorso da autodidatta, non ho un titolo di studi relativo al design, ma fin dai tempi delle scuole superiori sono sempre stato attratto dalla creatività legata al disegno delle lettere. Il mio primo approccio è stato al mondo dei graffiti, da lì ho iniziato a capire come era possibile trasformare la lettera in un disegno elaborato, stravolgerla fino al punto di rendere la scrittura totalmente illeggibile, in un percorso di ricerca di uno stile non convenzionale.

Sicuramente, il design di un logo è stata una delle prime applicazioni delle mie lettere dal design personalizzato che sono riuscito ad individuare con l’obiettivo di trasformare quella che è sempre stata la mia passione in un vero lavoro. Parallelamente alle mie ricerche e sperimentazioni sul lettering e sul type design, ho iniziato anche ad interessarmi al graphic design ed in particolare al branding.

Sfruttando internet ho iniziato a condividere i miei progetti, che sono stati pubblicati dalle più importanti case editrici e network che si occupano di graphic design (Gestalten, Viction:ary, IdN Magazine etc.) e nel 2016 il mio lavoro è lavoro è stato premiato con il “Certificato di Eccellenza Tipografica” dal Type Directors Club di New York.

Sono arrivato a creare anche font completi alcuni dei quali sono venduti e distribuiti a livello internazionale, ma il mio focus primario è la creazione di font o custom type all’interno dei miei progetti di branding, utilizzati ad uso esclusivo dei singoli clienti.

Lavoro sia come freelancer che come specialista in branding e type design per diversi studi ed agenzie sia in Italia e all’estero. Tra queste c’è Apart, un’agenzia con la quale collaboro da diversi anni, che mi ha ingaggiato per lavorare al progetto di rebranding del nuovo Ristorante Cracco che avrebbe aperto all’interno della Galleria Vittorio Emanuele II a Milano.


Come ci si approccia ad un progetto così impegnativo? Quale valore riesce a dare ad un brand il disegno personalizzato delle lettere che compongono il logo e qual è stato il processo creativo che ti ha portato poi alla composizione di quel lettering?

Tra le varie proposte di creatività che abbiamo elaborato insieme ad Apart e che sono state presentate al cliente, ce n’era una basata su un design delle lettere che compongono il logo e che ho creato esclusivamente per questo progetto.

Un custom type (come viene definito in termini tecnici) è un elemento che incrementa notevolmente il livello di riconoscibilità di un marchio e di un brand. La scritta in questo caso riesce a comunicare su due livelli: quello del significato intrinseco delle lettere, e quello grafico legato alla sua forma.

Eravamo quindi alla ricerca di un carattere che comunicasse sia la nuova verticalità di Milano, la città in continuo crescendo, sia la verticalità dell’alta cucina di Carlo Cracco, ma che allo stesso tempo alludesse ai cinque piani del nuovo ristorante.

A questo concept mi sono ispirato disegnando la forma di queste 6 lettere che compongono il logo. Un carattere super condensed (molto stretto nella sua dimensione orizzontale) e quindi molto alto. L’elevato contrasto tra la parte più spessa e la parte super sottile delle lettere trasmette eleganza e raffinatezza. La componente storica che permette a questo logo di inserirsi in una cornice monumentale come la Galleria Vittorio Emanuele II è data dalle grazie a forma triangolare che si trovano nella parte finale delle lettere, una mia reinterpretazione in chiave moderna delle grazie presenti nei font classici.

Questa proposta è piaciuta fin dal primo momento allo chef, sia nella sua forma “intera” che come monogramma “C” isolato, ed insieme ad Apart abbiamo quindi deciso di partire da questa idea per sviluppare il resto del progetto di branding.

Cosa consiglieresti ad un giovane che si avvicina oggi al mondo del design e della comunicazione?

Il consiglio è solo uno: Studiare.

Imparare da quello che è stato fatto nel passato, dai grandi designer italiani ed internazionali. Ma non parlo di raccogliere notizie in modo superficiale leggendo 3-4 righe su un sito o su qualche blog di design, io parlo di studiare approfonditamente, per esigenza di sapere.

La storia dei font, l’utilizzo delle griglie, anche la tecnica stessa di impaginazione, l’approccio dei designer alla progettazione, capire qual è il concept dietro al processo creativo che sta alla base di un progetto di graphic design che ha fatto storia. Limitarsi a una ricerca di immagini di progetti finiti tipo Pinterest, come fanno in molti, serve ad avere un occhio rispetto al trend attuale, ma non arricchisce culturalmente e non vi da gli strumenti e la conoscenza per sviluppare una vostra creatività distinguibile da quella degli altri.

Oltre alla mia passione per i font e per il lettering in generale, sono un collezionista di vecchi libri di graphic design, ho sempre preferito arricchire il mio bagaglio di conoscenze studiando direttamente dalle monografie dei grandi designer o studiando direttamente i libri “must to have” dedicati al graphic design e alla tipografia piuttosto che seguire un percorso di studi accademico.

Non dico che sia la soluzione giusta per tutti, dico solo che quello che conta è la passione che si ha per questa disciplina. Anche il web può essere contemporaneamente la più grossa fonte di perdita di tempo o una miniera d’oro per chi vuole imparare. Dipende da come lo si utilizza.

Per chi volesse seguire i lavori di Federico, è possibile farlo tramite i suoi canali Behance e Instagram.

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ManuelAlvaro
ManuelAlvaro
Batterista, appassionato di serie TV, fiero collezionista di t-shirt basic. Innamorato del sushi e della birra artigianale, con un debole per la musica anni 80. Designer multidisciplinare specializzato in brand identity e type design. Community manager di Roba da GRAFICI.net.
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