Me lo ricordo come fosse ieri.
Grafico alle prime armi e autodidatta, per giunta. Davanti ad una pasta. NO! Non era una pasta al sugo, né una carbonara… magari lo fosse stata.
Ero davanti ad un singolo pezzo di pasta. Si, un fusillo per l’esattezza, che mi guardava beffardo, dopo che la bacchetta magica (arghhh tu quoque maledetta bacchetta) non aveva dato il risultato sperato. Allora, come ormai ero solito fare, chiamai il mio amico grafico (quello bravo bravo, cioè quello che il grafico lo fa per davvero e lo pagano anche), e posi la fatidica domanda:
“ma come c***o posso fare a ritagliare un fusillo?”.
Dopo 15 minuti di una sua risata ininterrotta, con conseguenti crampi, inizia la minuziosa spiegazione (telefonica): prendi un punto col tracciato di ritaglio, il secondo punto, trascina la linea (si insomma, piu’ o meno, eravamo pur sempre al telefono!), il tutto in un dialetto veneto stretto.. “Ciapa un punto rente a pasta, staghe rente però, toi naltro punto…..” che vi risparmio, perché a essere del tutto sinceri non v’ho capito un c***o neanche io!
La telefonata era del tutto analoga a quella che feci a mia madre quella volta che la chiamai per domandarle la ricetta della pasta e fagioli, appellandomi alla santa ed antica saggezza popolare contadina veneta. Fattostà che l’impresa riuscì (molto meglio della pasta e fagioli, per inciso).
Et voilà, ecco il mio bel fusillo scontornato! Cotto e mangiato.. Ehm, no scusate mi son confuso…. la Parodi mi ha posseduto!
L’emozione era forte. “Casso, ci so riuscito!” pensai. Avevo scontornato il mio primo fusillo! Stramaledetti fusilli -.-
Ad essere sinceri, dopo quella volta, non mi è mai più capitato di dover ritagliare una pasta! Ma se un giorno dovesse chiamarmi la Barilla… Ragazzi, anche l’acqua gli scontorno!