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Una recente svolta giuridica ha suscitato l’attenzione mondiale sul uso dell IA.
Un giudice federale degli Stati Uniti ha preso una decisione cruciale in un caso che potrebbe ridefinire il confine tra intelligenza artificiale (IA) e diritto d’autore. Il giudice ha emesso un verdetto parzialmente favorevole alle aziende dietro ai generatori di immagini AI Midjourney, Stable Diffusion e Dream Up, gestito da DeviantArt, in un’azione collettiva per violazione del copyright intentata da tre artisti: Sarah Anderson, Kelly McKernan e Karla Ortiz.
La disputa legale è nata dall’uso delle opere d’arte degli artisti per addestrare i modelli di intelligenza artificiale senza il loro consenso. Questi modelli sono in grado di generare immagini dettagliate a partire da semplici descrizioni testuali, ma la loro efficacia dipende in gran parte dalla quantità e qualità delle immagini utilizzate durante il processo di apprendimento. La denuncia degli artisti sostiene che l’inclusione delle loro opere nel set di dati usati per l’addestramento costituisca una violazione del loro diritto d’autore.
Il giudice William H. Orrick ha riconosciuto la validità dell’accusa principale di violazione diretta del copyright nei confronti di Stability AI, consentendo a tale rivendicazione di procedere verso il processo. Allo stesso tempo, ha concesso agli artisti la possibilità di modificare e ripresentare la maggior parte delle altre accuse, suggerendo che gli argomenti iniziali non erano sufficientemente convincenti, ma potrebbero essere rafforzati.
Uno dei punti chiave affrontati dal giudice riguarda la necessità che le opere siano registrate al momento dell’azione legale. Mentre Anderson aveva registrato i suoi copyright prima della causa, McKernan e Ortiz non lo avevano fatto, il che ha portato al rigetto delle loro rivendicazioni. Questa distinzione sottolinea l’importanza di seguire le procedure legali per la tutela dei propri lavori.
Il giudice ha anche stabilito che gli artisti devono dimostrare una “somiglianza sostanziale” tra le opere generate dalle IA e le loro opere originali. Ciò implica che non tutte le immagini prodotte dai modelli di intelligenza artificiale possono essere considerate derivati delle opere copyrightate se non è dimostrata questa somiglianza significativa.
In termini di procedura, Anderson non è riuscita a fornire una pretesa plausibile che le sue opere registrate fossero utilizzate nel set di dati per l’addestramento, basandosi su una ricerca del suo nome sul sito ihavebeentrained.com. Tuttavia, non è stato altrettanto chiaro il ruolo di DeviantArt nello “scraping” delle opere d’arte, una pratica che consiste nel raccogliere automaticamente grandi quantità di dati da internet, e quindi il giudice ha respinto le accuse rivolte contro la piattaforma.
Questa battaglia legale è di fondamentale importanza per il futuro dell’arte e della creatività nell’era dell’IA. Potrebbe stabilire precedenti significativi su come il diritto d’autore interagisce con le tecnologie di intelligenza artificiale e avere impatti sostanziali per artisti, aziende tecnologiche e l’intersezione tra copyright e tecnologia in avanti. Con l’evolversi del caso, il mondo artistico e legale rimane in attesa per vedere come questi problemi verranno risolti nei tribunali.