Quando le persone assumono un fotografo, di solito, non si rendono conto di quanto lavoro richieda la post produzione. Se si trascorrono circa 4 ore su un set di photshooting, spesso occorrono circa 40 ore per modificare le foto, non contando poi tutto il lavoro di editing che verrà a seguire dopo.
Loupedeck, un dispositivo hardware che assegna i controlli fisici a quasi tutte le funzioni di Lightroom, è progettato per ridurre significativamente i tempi di modifica ed editing.
Nei giorni scorsi, presentandovi la Loupedeck, in molti hanno puntualizzato che basterebbe prendere una qualsiasi periferica midi ed assegnare i bottoni attraverso un programma di mapping per avere all’incirca lo stesso strumento a metà del prezzo, e se nel primo momento mi sono trovato a concordare con la cosa ma mi sono reso conto in un secondo momento che non è assolutamente cosi. La lupodeck è infatti pensata per snellire il workflow in maniera lineare e per quanto mi sia sforzato di trovare un possibile compromesso con le periferiche midi in circolazione nessuna rispondeva effettivamente al numero di tasti, fader e manopole nella giusta misura. Certo, potrei convertire una tastiera musicale, ma sarebbe un po’ come voler disegnare con una penna sul trackpad pensando che sia una tavoletta grafica!
A differenza della maggior parte dei dispositivi concorrenti che funzionano con più applicativi, come, ad esempio, la palette modulare, la Loupedeck nativiamnte funziona solo ed esclusivamnte con Lightroom e si rivolge solo a una certa nicchia di utenti.
Intendiamoci: 199€ sono un sacco di soldi da sganciare per un dispositivo così poco versatile in altri programmi, e ne sono pienamente consapevole, ma è proprio la sua specializzazione estrema che lo rende così efficace e indispensabile: per i grandi lavori mi ha quasi dimezzato il tempo di selezione, inoltre ho potuto inserire nel mio work flow una scrematura stelle/colore che solitamente non faccio mai perché mi fa perdere troppo tempo e, come si suol dire, il tempo è denaro.
Il modulo è composto da diversi controlli mappati su quasi tutte le funzioni che si utilizzano regolarmente in Lightroom. La rotazione dell’immagine avviene tramite una manopola gigante bella grossa posta sulla sinistra, i normali parametri di esposizione sono mappati su un gruppo di manopole, e un sacco di altre funzioni hanno i propri pulsanti.
Sono rimasto particolarmente sorpreso da una serie di rotelle di scorrimento dedicate ad uno spettro di colori, e ancora più sorpreso dal fatto che le avrei usate cosi tanto! Solitamente il mio approccio ai colori era molto piu meccanico mentre averli qui ti permette di “giocarci” in modo molto facile ed intuitivo, inoltre, se esageri o vuoi semplicemente resettare il valore cambiato, basta premerlo. TUTTI I COMANDI, TUTTE LE MANOPOLE E TUTTI GLI SLIDER PREMENDOLI SI RESETTANO! (inserire qui musica paradisiaca)
Ci sono anche alcuni pulsanti personalizzabili che consentono una maggiore flessibilità – inclusa la possibilita di assegnarvi un vostro personale preset – e inoltre puoi regolare la sensibilità delle manopole e le funzioni personalizzate in un’applicazione che serve ad assegnare i comandi ed è molto facile da usare.
Ma passiamo ai contro della Loupdeck, la nota più dolente è il suo hardware. È tutto di plastica e sembra economico. Non ho problemi con la plastica, sia chiaro, ma Loupedeck ha deciso di usare anche i tasti di palstica invece di optare per un tasto in gomma morbido o magari ad un tasto meccanico, e ciò dà alla lontana e al tatto un’idea di fragilità, insomma, starei ben attento a scagliarmi con rabbia sulla consolle.
Molti si sono inoltre lamentati delle dimensioni eccessive, ma devo confidarvi che io non ho trovato problemi, anzi si adatta perfettamente alla larghezza del mio ROG. Sì, certo, probabilmente non è proprio da viaggio, ma su una scrivania da lavoro ci può comodamente stare, e posizionato accanto ad una tavoletta grafica si crea un accoppiata vincente.
Concludendo la loupdeck per ora funziona davvero bene e dopo un mese circa di uso continuo ho iniziato a sviluppare una certa memoria muscolare che mi permette di andare ancora più veloce. L’approccio alle modifiche è diventato meno lineare e se una volta mi approcciavo modificando un valore di volta in volta ora mi trovo a girare più manopole contemporaneamente usando dei valori che prima mi sarei solo sognato di usare. I tempi si sono davvero dimezzati d’altro canto non mi sento di consigliarla a tutti ma solo a chi davvero con la fotografia ci guadagna qualcosa, a chi ha l’esigenza di scattare di più ed editare più in fretta possibile in maniera da poter correre a scattare nuove foto da editare.