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giovedì, Novembre 21, 2024
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Sesso nella pubblicità? L’importante è che piaccia alle donne!

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silvian

Non sono solo i guru del marketing a pensare che il sesso sia un buon veicolo per
vendere i prodotti, lo pensano in molti.

Le innumerevoli campagne
pubblicitarie a sfondo sessuale sarebbero spesso “troppo irriverenti”
secondo l’opinione pubblica.  

La teoria classica vuole che oltre all’approccio psicologico sia indispensabile quello “biologico”: il sesso è una questione non solo fisica, è innato. È una questione importante che riguarda la riproduzione. È uno stimolo animale che rispecchia il principio della continuazione della specie, del proprio dna. Quindi ci garantisce quell’immortalità a cui aspiriamo, ma che non possiamo raggiungere. Un esempio? Una donna avvenente con seno prorompente stimola l’uomo perché procace, quindi “in grado di riprodurre” la sua specie.
L’istinto della riproduzione è un richiamo innato. Come l’occhio. Ecco,
l’occhio invece stimola il sistema primitivo di difesa e ogni immagine che
richiami la forma dell’occhio provoca quella reazione specifica. Qualsiasi
pubblicità proponga la forma dell’occhio o un richiamo al sesso,
funzionerà.

Il rovescio della medaglia è
rappresentato, appunto, dal fatto che l’attenzione diretta verso il
contenuto sessuale può comportare una distrazione controproducente:
l’immagine attrarrebbe l’attenzione e tenderebbe a saturare le limitate
risorse di processamento dello spettatore, lasciando poco o niente a
disposizione per le altre informazioni dell’annuncio ( il nome della marca
e la body-copy). In compenso il sesso spingerebbe ad un miglior
processamento dell’immagine rispetto al testo: pensieri e cognizioni
sarebbero diretti verso gli elementi sessuali della pubblicità piuttosto
che sul messaggio.


Quali sono gli eventi che catturano di più la nostra attenzione?


1. Il movimento improvviso e imprevisto, che può nascondere una minaccia,
come un attacco fisico.

2. Una variazione di contrasto luminoso, una luce
improvvisa.

3. Gli oggetti che si “manifestano bruscamente” e che
richiedono una reazione immediata.

4. L’espressività umana: il cervello
reagisce alle espressioni degli altri, specialmente se sono “negative”, per
esempio se esprimono paura o rabbia.


Contro ogni previsione non è facile creare una pubblicità a sfondo sessuale
che funzioni. 
Secondo uno studio del “Journal of Consumer

Research” le donne mostrano reazioni negative nei confronti di pubblicità
con contenuti troppo espliciti. Mentre gli uomini hanno un atteggiamento
positivo verso il sesso “informale e ricreativo”, le donne apprezzano
“l’emotività e l’impegno” che può circondare l’atto sessuale. Il consenso
femminile aumenterebbe, se la pubblicità rappresentasse un sesso non privo
di “valori”, come se l’atto sessuale dovesse implicare anche un certo grado
di devozione e impegno.

Quindi attenzione! Perché l’importante è che piaccia anche (soprattutto?) alle donne!

Di seguito una galleria di immagini: buona visione!

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