Ricordo che da bambina chiesi, a differenza delle mie coetanee che si addentravano nel “Barbie word”, di poter avere una confezione di Lego che ebbi il Natale successivo – in realtà me la regalarono, ma dovetti aspettare che mio fratello smettesse di mangiarli per poterci giocare: un’eternità.
Con questa premessa la naturale conseguenza, all’uscita del film “The Lego movie”, è che corressi a vedere il film e sarebbe stato così se, col trascorrere degli anni, non fossi diventata un designer sottopagato che ha dovuto aspettare la seconda settimana di programmazione per poter pagare il biglietto ridotto. Ma portata a termine la missione eccomi a raccontarvi il mio punto di vista sul film.
È un film per bambini, sia chiaro, la trama è semplice e lineare: un tipo normalissimo quasi banale che, per una profezia assurge al ruolo di “quello speciale” ma speciale non è quindi deve imparare a credere in se stesso perché ognuno è speciale a suo modo. Beh, diciamo che ogni generazione ha il suo film sul tema.
È, però, interessante l’approccio nerd all’argomento. Senza dubbio è un film autoreferenziale in cui un occhio malizioso non può non notare il continuo sfoggio del prodotto lego in tutte le sue declinazioni, dal semplice mattoncino all’edizione speciale con i supereroi passati e presenti, ma le citazioni sono tante, tutte indovinate, inserite al momento giusto con il giusto peso anche se non sempre comprensibile per il pubblico a cui ci si rivolge.
È un film semplice ma fa ridere, per la spontaneità degli espedienti e per le soluzioni trovate in quelli che, per me, erano vicoli ciechi narrativi.
Si esce dalla sala sorridenti e rilassati: una piacevole pausa mentale tra un cliente e un altro.
Mi correggo: sorridenti e canterini perché la colonna sonora è una trappola mentale.
È meraviglioso!! È meraviglioso far parte di un team …
godetevi ora gli errori sul set del film lego movie